02.05.2016
STORYTELLING 2016: "Non ho potuto non affezionarmi", Massimo Alemi
Freiwilligenarbeit„Storytelling 2016“ - Geschichten aus der Welt der Freiwilligen
Erzähl deine Geschichte!
Freiwillige und auch die Koordinator/innen der Freiwilligen in den verschiedenen Verbänden und Organisationen erleben im täglichen Einsatz mit und für andere Menschen vieles. Nun ist es an der Zeit diese Geschichten, Anekdoten, Beobachtungen und Eindrücke weiter zu erzählen und zu teilen. Heute mit Massimo Alemi, Verein Freunde der Behinderten."Quello che cerco di fare, ed è forse una delle cose più difficili, è cercare per quanto possibile di trovare il giusto equilibrio all’interno del gruppo."
Come (penso) per molte altre persone, la mia attività di volontariato è cominciata per caso.Un giorno d’autunno del 1993 (mi ero diplomato da poco e non lavoravo ancora a tempo pieno) mi chiama un amico ed ex compagno di scuola: aveva disperatamente bisogno d’aiuto. Da poche settimane aveva cominciato a fare volontariato presso un’associazione che si occupava di organizzare attività di tempo libero per ragazzi disabili. Quel sabato doveva portare quattro bambini in sedia a rotelle a vedere un film al Rainerum e a causa di alcuni imprevisti si era trovato da solo. Ovviamente non poteva farcela e gli amici non si lasciano nei guai! Quindi accettai di aiutarlo, trovando anche altre due persone. Una volta conosciuti i quattro bambini non ho potuto non affezionarmi a loro. Il venerdì successivo partecipai alla mia prima riunione presso il centro di via Fago dove aveva sede l’Associazione.
Bene, da quel giorno non ho mai smesso di fare volontariato, anche se negli anni ho cambiato “ruolo”. I primi anni ogni ora del mio tempo libero era dedicata all’associazione, ho organizzato e partecipato a gite, feste, grigliate, soggiorni estive. E ovviamente la Marcia “Camminiamo Insieme – Wir wandern zusammen”.
Ora il mio ruolo è un po’ più defilato, mi occupo principalmente della parte amministrava (non abbiamo nessun dipendente) e le nostre attività le organizzano i volontari dalla A alla Z.
Questo è quello che più mi è piaciuto: essere come un qualsiasi gruppo di amici che si diverte e “vive la vita”, con la differenza che nel nostro caso c’è qualcuno meno fortunato di noi e che ha bisogno di più attenzioni di altri. Nonostante i limiti e le difficoltà cerchiamo di fare con loro cose che probabilmente in famiglia non farebbero mai (a 20-25-30 anni la maggior parte dei ragazzi non va con i genitori, ma con gli amici).
Questo anche è un altro aspetto importante della nostra attività: alleggeriamo per qualche giorno i genitori (spesso non più giovanissimi) che possono in questo modo tirare il fiato.
Quello che adesso cerco di fare, ed è forse una delle cose più difficili, è cercare per quanto possibile di trovare il giusto equilibrio all’interno del gruppo. Ogni volontario ha la sua visione e ogni tanto bisogna trovare qualche compromesso per raggiungere l’obiettivo: rendere felici i nostri amici.
Il problema, oggi, è trovare nuovi volontari e riuscire a trasmettere la nostra idea: non siamo un’associazione organizzata alla perfezione dove trovi tutto pronto e devi solo presentarti e fare quello che ti dicono. Quello che possiamo fare è accogliere e aiutare una persona a inserirsi nel gruppo, in modo che poi possa trovare il suo posto.
Ed è anche difficile capire come iniziare con una nuova persona: nel mio caso, come ho raccontato prima, sono finito subito in prima linea senza passare da nessun corso e senza sapere a cosa andavo incontro, e probabilmente questa è stata la mia fortuna (e non solo per me è stato così). Mentre per altri forse è meglio essere inseriti in maniera graduale, magari prima conoscendo solo i volontari e poi in un secondo momento i nostri ragazzi… chi lo sa? Nessuno di noi è psicologo e credo che nessuno voglia esserlo.
Negli anni sono passate tante persone, c’è chi è ancora lì e chi invece andato via, ma lo spirito non cambierà mai e la parola AMICI farà sempre parte del nostro DNA.
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